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  • Immagine del redattoreAlessandro Borgonovo

"Senza Rete" (12/10/2020)

Aggiornamento: 20 ott 2020

Dopo aver riflettuto per diversi giorni su questo nuovo argomento, eccomi qui Caro Lettore a condividere con te alcune mie considerazioni su di un aspetto curioso strettamente legato al lockdown; il legame esistente fra il periodo temporale nel quale si è manifestata la pandemia (2020) e l’applicazione delle tecnologie informatiche. Mi spiego meglio. Tutti abbiamo attraversato, chi in maniera positiva e chi in maniera negativa questo triste periodo della nostra storia. A memoria d’uomo nessuno ha mai vissuto, soprattutto per così lungo tempo, una limitazione della propria libertà personale. Non voglio affrontare in questa sede (non sarei in grado di farlo) le problematiche di tipo economico che il lockdown ha portato alle attività commerciali; ma senza entrare nel labirinto dei risvolti psicologici emersi a partire da quel fatidico 9 Marzo e che sono oggi ovviamente oggetto di studio da parte degli psicologi, l’altro fronte emerso secondo me è stato quello tecnologico. La storica chiusura del 10 Marzo di scuole ed attività, ha contribuito a dare una grossa “spinta evolutiva” alla cultura informatica degli italiani. La assoluta ed improvvisa necessità di doversi improvvisare lavoratori e studenti remoti, ha fatto si che la Rete ormai onnipresente nelle nostre vite, assumesse un ruolo a dir poco vitale.

In quel periodo vi fu un incremento incredibile anche degli acquisti informatici: PC portatili, webcam, cuffie con microfono, sono stati il vero business del momento.

Ed è proprio questa cosa mi ha fatto riflettere: Caro Lettore, come sarebbe stato vivere il lockdown 40 anni fa (ad esempio nel 1980) senza la Rete? Il mondo come avrebbe reagito alla assenza dei più noti sistemi di video messaggistica come Skype, Zoom, Meet, Teams, WhatsApp oggi sulle labbra di tutti? I “colletti bianchi” (e non) di allora, come avrebbero fatto a continuare le proprie attività lavorative e produttive? E gli studenti? E i media?

Domande a mio avviso molto interessanti per le quali posso cercare di ipotizzare delle risposte, provando a viaggiare a ritroso nel tempo: partiamo dagli studenti.

Anno Domini 1980. Unico strumento tecnologico allora utilizzabile era il telefono con linea fissa, rigorosamente a disco (il primo telefono a tasti - Sirio - verrà introdotto nel triennio 1987-1990). Per cui niente condivisione di file, niente sessioni video, niente DAD o FAD (didattica a distanza); in quale modo si poteva risolvere il problema? Ti ricordo Caro Lettore, che internet fece ufficialmente capolino nelle case italiane a partire dal 1995, con l’avvento dei primi modem analogici.

Qualcuno potrebbe obiettare che la scuola di una volta diciamo “del secolo scorso”, era meno complessa di quella di oggi: ciò non toglie che gli argomenti del programma ministeriale dell’anno andavano completati anche allora, così come i compiti a casa e le verifiche.

Il non trattare gli argomenti previsti avrebbe una volta come oggi, contribuito a creare le famose “lacune formative”. Unica strada praticabile, poteva essere il passaparola telefonico: l’insegnante banalmente avrebbe potuto distribuire le coordinate cartacee (“studiate da pag. a pag. 20 del libro…. del capitolo…”) chiamando telefonicamente uno o più allievi (magari i rappresentanti di classe) realizzando così un passaparola telefonico a cascata verso gli altri compagni. Ma i compiti? Le presenze? Ma soprattutto… le verifiche? Non avendo la possibilità di fare lezioni in presenza (altra definizione divenuta famosa grazie al COVID), non vi sarebbe stato modo di verificare le eventuali presenze se non fidandosi delle rassicurazioni dei genitori.

E per quanto riguarda le interrogazioni e le verifiche? Tutto per telefono… impossibile… con davanti il libro o gli appunti sarebbe stato assurdo, senza alcun controllo si sarebbe potuto “barare” come mai nella storia della scuola senza ricorrere a sotterfugi o bigliettini tanto utilizzati quanto inflazionati. Ho pensato anche all’uso del Fax, iconico strumento pre-email utilizzato ovunque nel mondo: ma…chi poteva disporre presso la propria abitazione un apparecchio del genere? Solo uffici e piccole attività ne facevano uso, non certo i privati.

Insomma, tutto molto complicato Caro Lettore; oggi in un momento dove persino gli esami vengono fatti tramite video call, non riesco proprio ad immaginare una situazione diversa. “Ti passo il link della presentazione su WhatsApp”, “Ti ho mandato via mail il PDF degli appunti”; frasi di uso comune oggi, ma dal sapore fantascientifico degno di un episodio di Star Trek per quell’epoca. Nemmeno le fotocopie, ultimo baluardo analogico per il trasferimento delle informazioni, sarebbero state di aiuto vista l’impossibilità di raggiungere una qualsiasi copisteria. Molto probabilmente tutto ciò avrebbe comportato una immobilità formativa totale durante gli ormai tristemente famosi 69 giorni.

Lo stesso discorso vale sicuramente per i lavoratori: come ho già spiegato nel capitolo precedente relativo allo smart working, coordinare una qualunque attività di tipo amministrativo o gestionale da casa esclusivamente con l’uso del telefono avrebbe causato una confusione mai vista prima, vista l’impossibilità di aver facile accesso alla documentazione di allora (faldoni e raccoglitori) lasciata negli armadi e sugli scaffali degli uffici completamente deserti. Come fare senza le video call utili ad allineare colleghi e responsabili? Impossibile condividere una qualunque informazione (es. una fattura cartacea) fra i propri colleghi di ufficio. Inimmaginabile. Il Paleolitico.

Accennavo prima ai media: non essendoci altra fonte di diffusione delle notizie se non la TV/Radio e i quotidiani, tutti gli aggiornamenti che quotidianamente ci propinano sotto forma di spettacolari info-grafiche, sarebbero pervenuti solo dai TG classici, quindi mattino, mezzogiorno e sera e il giorno seguente dai giornali.

Le uniche TV presenti in quegli anni (dal 1976 al 1980) erano le tre reti RAI, Telecapodistria, TeleMonteCarlo, Telemilano (divenuto poi Canale 5), Elefante TV.

Solo due anni più tardi (1982) fecero la loro comparsa Rete4 e Italia1. L’informazione non era sicuramente ricca come quella odierna e non disponeva sicuramente dello spazio che occupa oggi nei vari palinsesti. Diversa invece la situazione delle emittenti in FM “le radio libere” come si usava dire una volta: era il periodo in cui fiorivano emittenti locali ovunque.

Oggi le poche emittenti locali rimaste, prendono le informazioni dalla Rete o dai grandi network nazionali: per cui esiste una sorta di allineamento delle breaking news.

Questi erano gli unici mezzi di comunicazione di massa: a dire il vero ancora oggi rivestono ancora un ruolo fondamentale nella nostra società.

Mi sarebbe piaciuto molto vedere un palinsesto giornaliero “tipo” dell’epoca in tempo di COVID (o qualunque nome avesse avuto nel 1980), probabilmente composto da pochi dibattiti fra baroni della medicina e sicuramente da molte meno interviste ai virologi della domenica.

Pensare a tutto questo mi ha convinto sempre più che in un certo senso la tecnologia ci ha salvato, non tanto dal virus ovviamente, quanto da una immobilità totale (e mondiale). Bene o male, la formazione scolastica dopo una fase di smarrimento iniziale, ha ripreso con nuove modalità il suo cammino. Così come l’attività lavorativa da remoto porterà dei cambiamenti a livello dei contratti dei lavoratori: Caro Lettore speriamo che tutto ciò ci sia di esempio e che si riesca ad ottimizzare e rendere la tecnologia sempre più amichevole per tutti coloro che ancora trovano qualche difficoltà a convivere con essa.



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