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  • Immagine del redattoreAlessandro Borgonovo

“Fase 3” (16/06/2020)

Aggiornamento: 7 lug 2020

Caro Lettore, sono tornato! Per dovere morale ho pensato di aggiungere un nuovo capitolo al mio racconto. In questa ormai consolidata “Fase 3” ho notato dei comportamenti che oserei definire “dissoluti”. Il caos mediatico nel quale siamo costantemente immersi, non aiuta certo l’uomo della strada ad orientarsi nella jungla di informazioni che lo circondano. Sedicenti virologi ci impongono ogni giorno dei diktat sull’uso dei guanti e mascherine: scrivono e dicono tutto ed il contrario di tutto nello stesso giorno. Evidentemente con il tempo ci siamo trasformati da un popolo di navigatori e di santi ad un popolo di virologi.

Ma il risultato quale è? Semplice! Lo si vede passeggiando in giro per la città o anche per i piccoli centri: basta prestare un po' di attenzione e si possono facilmente identificare tre macro-tipologie di COVID-individui.

Il Tipo “1” (“quello rigido”): è quello che rispetta rigorosamente le direttive imposte, quindi indossa correttamente la mascherina (che cambia regolarmente come se fosse un indumento intimo) e ove richiesto anche i guanti; rispetta naturalmente con estrema precisione (come se avesse un radar) il distanziamento sociale stando in piedi esattamente sopra alla segnaletica che regolamenta le distanze.

Il Tipo “2” (“non capisco ma mi adeguo”): è quella persona che indossa la mascherina per metà, tenendola sempre sotto il naso, coprendo solo la bocca. All’occorrenza però, nel momento in cui si rende conto che non è possibile mantenere la distanza prevista, con un movimento che esprime ormai una certa destrezza, riposiziona la mascherina correttamente (per poi riabbassarla una volta scampato il pericolo). Se è obbligato da qualche esercizio commerciale, allora indossa anche i guanti, altrimenti ritiene che le protezioni che ha messo in atto siano già più che sufficienti.

Il Tipo “3” (“l’anticonformista”): sfida la sorte non portando la mascherina, oppure per non trasgredire in modo plateale alle regole, la porta tenendola al collo. I guanti li usa solo in inverno (quelli di lana) e frequenta luoghi pubblici anche affollati senza alcun timore, essendo convinto che la “questione COVID” sia una esagerazione ed anche perché no, una montatura. Solo se qualcuno gli fa notare questa “dimenticanza” estrae stancamente dalla tasca una bistrattata mascherina (probabilmente la stessa pre lockdown) e la indossa goffamente, evidenziando una scarsa manualità nella manovra.

Non ho notato invece grandi differenze per quanto riguarda il sesso di queste tipologie: mi sembra che indifferentemente ci siano uomini e donne in tutte le categorie;

così come secondo me non esiste un comportamento prevalente rapportato all’età dei soggetti che ho osservato.

Che i tempi siano cambiati lo si evince anche guardando con attenzione gli automobilisti: una volta allo specchietto retrovisore si appendeva di tutto, un rosario, o un Arbre Magique, un peluche. Oggi si vedono quasi esclusivamente mascherine chirurgiche appese a mezz’asta che stanno li a ricordarci che una volta scesi dall’auto le dobbiamo indossare.

Non in ultimo, la nuova moda delle “custom masks” cioè il realizzare mascherine personalizzate, ha preso il sopravvento: è la nuova frontiera del business.

Ce ne sono veramente di tutte le fogge e colori: si passa da quelle “home made” cioè fatte in casa a mano, a quelle patriottiche (incredibile non trattandosi di nazionale di calcio), quelle con disegni mimetici, passando per quelle (le peggiori) che riportano il logo della propria squadra del cuore. Per finire arriviamo al modello “elegance” con le “cifre” ricamate (spesso illeggibili) del proprio nome e cognome come se fossero delle camicie di alta sartoria.

Un discorso a parte lo merita invece il processo di “disinfezione” delle mani tramite i vari gel/liquidi che ultimamente si trovano ovunque. Gel che hanno dei nomi veramente creativi (non voglio fare pubblicità ma serve per dare un’idea): si parte da un evergreen come “Amuchina Gel”, “Primagel”, “Disintylgel”, “Vivigel”, “Simplygel” e molti altri ancora. Caro Lettore, ti confido un segreto: testare i diversi gel sta diventando una mia perversione; annusare le diverse (!) fragranze di ognuno di loro e vedere quanto tempo ci mettono ad asciugare una volta applicati, è ormai la prassi abituale.

Anche per questa attività ci sono diverse tipologie di individui che si integrano perfettamente nelle categorie “Tipo” che abbiamo visto poco fa. Li ho definiti i Tipi Gel. Il Tipo Gel “1”: è colui che rispetta la normativa in atto, usa il gel non solo sulle mani nude ma anche sui guanti come se fosse in ospedale (e dispone anche di una mini-confezione che porta sempre con sé...non si sa mai).

Il Tipo Gel “2” invece, utilizza correttamente il gel sulle mani prima di entrare in qualsiasi esercizio commerciale, per poi indossare i guanti (Tipo Gel “2A”); oppure simula totale indifferenza ed entra lo stesso senza (Tipo Gel “2B”) pensando che “tanto le mani le ho già disinfettate”.

Il Tipo Gel “3” è colui che vede che all’ingresso c’è un dispenser sia di guanti che di gel, ma fa finta di niente; simula indifferenza o sfrutta il momento di particolare folla per cercare di entrare inosservato. Nel momento in cui gli viene fatto notare dal personale deputato al rispetto delle direttive che è una procedura obbligatoria, allora fa finta di non aver visto il dispenser e con una certa disinvoltura torna indietro ed esegue il rito catartico.

Alla fine di tutto ciò mi sono convinto che la verità è una sola: che forse #NONsiamotutticambiatiadesso; probabilmente ci siamo illusi che un evento così importante come la pandemia potesse in qualche modo cambiarci, addirittura migliorarci.

Caro Lettore, molto più semplicemente mi sono reso conto che anche da adulti, crediamo ancora nelle favole.


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