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  • Immagine del redattoreAlessandro Borgonovo

"Money talks" (28/10/2020)

Caro Lettore, come forse saprai uno dei miei generi musicali preferiti è sicuramente l’heavy metal. Ma paradossalmente il titolo che ho dato a questo nuovo capitolo, non ha alcun riferimento con il celebre brano dei mitici AC/DC.

Alcuni giorni fa ho letto un articolo su un noto sito di news che ha attirato la mia attenzione riportandomi al passato: “Coronavirus, oltre nove milioni di italiani non usano le banconote per paura del contagio”.

Cito testualmente: “Sono oltre nove milioni i cittadini italiani che hanno dichiarato di non voler più usare monete e banconote per paura che queste possano trasmettere il Corona Virus. Il dato arriva da un'indagine condotta, a metà ottobre, su un campione di italiani dai 18 anni in su. Se, a livello nazionale, la percentuale di chi ha dichiarato di abbandonare il contante è pari al 19%, per i residenti nelle aree Nord-Ovest il dato arriva anche al 24%”.

Ed ancora: “Dallo studio, condotto dall'istituto di ricerca Emg Acqua per Facile.it, emerge che a essere più propensi a questa scelta sono gli uomini (21% rispetto al 17% rilevato nel campione femminile)”.

Questa paura è dettata dal fatto che probabilmente non si è mai fatta molta chiarezza sulla questione della permanenza del COVID-19 sulle superfici. All’inizio della pandemia si era accennato al fatto che le merci dalla Cina venivano comunque considerate sicure.

Nei mesi successivi però, l’argomento è stato a mio avviso (volutamente) un po' accantonato.

Al di là delle mere statistiche numeriche, la cosa che ha attratto immediatamente la mia attenzione causando un salto temporale di oltre 30 anni nel passato, è stata la incredibile analogia tra questa fobia del contagio tramite contatto, ed un soggetto scritto da me nel lontano Anno Domini 1987.

Caro Lettore, ti confido questo mio piccolo segreto: quando ero giovane, essendo appassionato di cinema dalla nascita, mi dilettavo scrivendo brevi soggetti (quasi esclusivamente a carattere fantascientifico) e recensioni di film che poi inviavo ad una famosa rivista di cinema, tutt’oggi in vendita in formato cartaceo. Uno di questi soggetti, tratta proprio di una epidemia diffusa da un uomo che, rimasto solo dopo la morte della donna amata, decide di punire “il sistema” reputandolo unico colpevole della perdita, distribuendo come se non ci fosse un domani, un virus di sua creazione (costui era uno scienziato ma non di Wuhan!), favorendone la diffusione impregnando le banconote con il virus stesso.

Assurdo vero? Del resto, Caro Lettore se ci pensi un attimo, ti rendi conto che le banconote vengono maneggiate quotidianamente da milioni di persone nel mondo, per cui potrebbe essere un ottimo vettore di contagio.

All’epoca poi soprattutto da noi, le carte di credito e i pagamenti wireless non erano ancora così diffusi o non erano ancora stati inventati, per cui “il contante” la faceva da padrone.

Questa mia profetica intuizione è abbastanza singolare: oggi come ben sappiamo una delle regole base per limitare il contagio è il lavarsi spesso e a lungo le mani ed utilizzare i già trattati gel disinfettanti. In era pre-COVID sicuramente questi nove milioni di cittadini italiani non si sarebbero mai sognati di disinfettare le mani prima di estrarre dal portafoglio una bella banconota vecchio stile, magari da 10.000 Lire (il mitico “deca”).

In effetti anche oggi il maneggiare o passare di mano in mano la carta di credito mentre si effettua un pagamento potrebbe farci riflettere: certo molte volte lo si fa personalmente appoggiando la card sul lettore contactless per cui nessun problema.

Ma, potrebbe essere questo un modo di trasmissione indiretto e involontario del virus?

I soldi che il nostro fidato Bancomat ci elargisce con tanta celerità sono sicuri?

Non ne ho idea, ma volevo lasciare la questione delle superfici ad un altro approfondimento che ho in mente per te Caro Lettore.

L’unica cosa certa che so è che “a pagare e a morire c’è sempre tempo” dicevano i miei nonni…



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